EMANUELE FRANZ: "Guglielmo e Amanda. Romanzo e-pistolare" Edizioni MEF Firenze
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Dovendo servirsi di un aggettivo il più idoneo possibile a tratteggiare con un solo gesto le linee del romanzo, il termine “complesso” è, fra tutti, quello maggiormente incisivo e da tenere presente dalle pagine iniziali a quelle finali della storia proposta. Complesso, complexus, derivato da complectere, vale a dire “comprendere”, “abbracciare”: questi gli infiniti cui non si può abdicare pena la comprensione dell’intera vicenda, pena lo smarrimento di quella tensione verso l’infinito che “dentro” quegli infiniti si invera ( nel senso che del Vero partecipa).
Il libro pone un assunto di fondo: non può esserci né sussistere autentica comunicazione al di là e fuori dall’incontro, dallo scambio di due occhi che si guardano.
Diversamente a dominare e dirigere il gioco della vita parebbe essere una situazione comunicativa nella quale non esiste possibilità alcuna da parte dei riceventi di “rispondere” fattivamente, finendo per il diventare ed essere unicamente fruitori di un’idea, un’immagine, una rappresentazione.
Due sembrano essere i fili rossi lungo i quali si snoda la vicenda: quello prettamente filosofico ( giacché il romanzo è, a pieno titolo, un romanzo filosofico) che in molte pagine tocca vertici di un profondo nonché spietato lirismo e quello di natura specificamente linguistico-comunicativa. In questo secondo aspetto, peraltro, ponendo all’attenzione del lettore un problema attualissimo, vale a dire lo scambio costante, continuo, a volte parossistico di messaggi che individui “dispersi” in spazi vastissimi si scambiano delineando approcci destinati tragicamente a vacillare ( è il caso del finale del romanzo) e lasciando a chi legge un senso di amaro in bocca cui difficilmente si può rimediare.
 Un elemento merita di essere segnalato tanto da costituire spunto di ulteriore riflessione: se di primo acchito il romanzo può essere tacciato di nichilismo, attraversandone le pagine in profondità, si può cogliere in questa chiave di lettura il suo esatto opposto: ciò che trasuda dalle parole dell’autore altri non è che l’Amore per la relatà sostanziale delle cose, del mondo, più in generale dell’Essere cui si vota il protagonista e che esperisce o, perlomeno tenta di esperire cogliendolo nella sua essenza con un atto neotico della mente, in opposizione alla dianoia , vale a dire attraverso la conoscenza ottenuta ponderando con la ragione.
In questo processo non mediato sottolineando per l’ennesima volta l’equivocità del linguaggio scritto fonte di ambiguità e fraintendimenti che i protagonisti pagano ad un prezzo altissimo
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Commento di Cristina Raddavero

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